Delegare è la prima impresa
Il miglioramento continuo di una PMI deve partire dall’imprenditore stesso
Smettere di lavorare di più e iniziare a lavorare meglio, per essere competitivi in un mercato nel quale la GDO cresce a gran ritmo: la prima puntata di questa rubrica si era chiusa su questo concetto.
Ma effettuare il passaggio da PMI a PMIO, ovvero a Piccola o Media Impresa Organizzata, è un processo complesso, che richiede più di un buon proposito e di tanta buona volontà: implica un profondo cambiamento da parte dell’imprenditore nel modo stesso di concepire la gestione aziendale.
Parte di questa complessità deriva dal fatto che spesso, quando si parla di cambiamento, si concentra la propria attenzione sull’operatività: siamo portati a prendere in esame ciò che avviene sotto i nostri occhi, spinti anche dalla crescente diffusione del concetto di miglioramento continuo, che fa riferimento al noto concetto orientale di Kaizen, basato su azioni concrete, semplici e poco costose, che coinvolgono tutti i lavoratori di un’impresa.
Alla base del metodo Kaizen vi è la volontà di far evolvere una qualsiasi azienda senza dover imporre stravolgimenti di enorme impatto:
una filosofia che ben si adatta, almeno a livello teorico, anche a quelle realtà del mondo dell’arredo e design di piccole dimensioni.
Ma allora perché le PMI del settore faticano a metterlo in pratica?
Non è un caso che il concetto di miglioramento continuo stia vivendo un momento di grande popolarità proprio oggi che si fa anche un gran parlare di trasformazione digitale,
o digital transformation:
le piccole e medie imprese riconoscono la necessità di divenire elastiche, di acquisire la capacità di mutare rapidamente e costantemente, stando al passo della veloce trasformazione tecnologica. Eppure, continuano a fare fatica.
In tal senso, è emblematica la fotografia riportata dal recente Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI sviluppato dal Politecnico di Milano, secondo il quale 9 imprenditori su 10 riconoscono la necessità di effettuare investimenti in ambito digitale, ma soltanto il 26% delle imprese è pronto ad affrontare il mercato potendo contare su processi produttivi digitalizzati.
Dove risiede la causa di questa staticità? Si tratta forse di una mancanza di risorse economiche? Oppure di una resistenza culturale al concetto stesso di cambiamento?
Queste possono effettivamente essere delle concause, ma esiste un’altra ragione di base:
la difficoltà di mettere in atto l’unico processo che rende possibili tutti gli altri citati finora.
Non può esserci digital transformation senza una entrepreneur transformation, ovvero un cambiamento profondo nella mentalità dell’imprenditore alla guida di una piccola e media impresa.
Tradizionalmente, in aziende dalle dimensioni contenute, è l’imprenditore in prima persona a doversi districare tra operatività, scelte strategiche, formazione, aggiornamento, selezione e implementazione delle novità, siano esse tecnologiche o procedurali.
Schiacciati da una eredità culturale che impone di prendersi cura in prima persona di ogni aspetto della propria azienda, gli imprenditori si trovano completamente privi di forze, risorse e tempo per fare ciò che è il fulcro del proprio lavoro: dedicarsi interamente alle decisioni strategiche.
Ecco perché, prima dell’approccio Kaizen, prima della digital transformation, prima della revisione dei processi, esiste un unico passo fondamentale e necessario: fermarsi e ricavarsi il tempo per iniziare a delegare nel modo corretto, passando il testimone ai propri collaboratori, liberandosi di tutte quelle attività a basso valore per lasciare spazio a quelle ad alto valore delle quali soltanto l’imprenditore può farsi carico.
Delegare significa liberare il proprio tempo per dedicarlo allo sviluppo della visione strategica, il più possibile lucida e nitida, supportata da indici quali i KPI (Key Performance Indicators).
Prima di revisionare la propria azienda, occorre revisionare il proprio ruolo di imprenditore:
affinché il tempo sia sfruttato nel modo più produttivo ed efficace possibile, deve essere liberato da qualsiasi operazione routinaria.
Per aprire la strada all’evoluzione e al miglioramento continuo, occorre recuperare l’essenza stessa della figura dell’imprenditore, ovvero colui che “intraprende un’opera, un’attività; che apprende, che fa cose nuove”.
Colui, insomma, che ogni giorno si occupa di guardare al futuro e che sa affidare alle giuste persone e nel modo migliore la costruzione del percorso da lui indicato.


Ideatore del Sistema Abitativo® e co-fondatore di Arredo Academy
Sono nel mercato dell’interior design dall’età di 25 anni. Nel tempo ho creato un sistema per rendere entusiasmante l’esperienza del cliente e aumentare i margini dell’azienda.
Ne ho fatto un brand che ho chiamato Abitativo®. Per trasmettere qual è l’esperienza che amo dare al cliente ho scritto un libro: Finalmente la nostra casa. Oggi Abitativo® è un sistema di vendita e gestione del cliente che riunisce diversi rivenditori di arredo e design di tutta Italia, che mettono davanti a tutto il proprio vero valore, aiutando al meglio i clienti e migliorando il proprio posizionamento di mercato.
Ho voluto condividere ciò che ho imparato fino a oggi con tutti i professionisti che, come me, si trovano ad affrontare un mercato sempre più complesso, con risorse limitate: così è nato il libro Soli in un mondo di Giganti.